Statement IFMSA: Diritti e salute dei rifugiati nella regione europea

Secondo l’UNHCR, novantasei paesi che ospitano rifugiati hanno segnalato una trasmissione locale di COVID-19 [1]. La pandemia di COVID-19 mette in pericolo molti rifugiati in tutto il mondo che, invece di stare a casa, sono costretti ad abbandonare le proprie abitazioni. Le frontiere europee sono state uno dei punti caldi delle migrazioni di rifugiati e richiedenti asilo e l’incremento del flusso predispone a molte disuguaglianze, come povertà e violenza nei campi per rifugiati. Ciononostante, con la crisi che stiamo correntemente affrontando, queste problematiche sono state rafforzate ed aggravate durante la pandemia in corso, rendendo questa situazione ancora più insostenibile.

I campi per rifugiati si trovano ad affrontare condizioni disagevoli: affollamento, scarsa igiene, limitata acqua potabile, carenza di cibo e violenza estrema, tra le altre. La situazione in Grecia, Paese che sta accogliendo un grande numero di rifugiati e migranti a causa della sua posizione geografica, è diventata estremamente tesa. Nell’isola greca di Lesbo, il Campo per rifugiati di Moria, che attualmente ospita 20.000 rifugiati invece dei 3.000 per i quali era stato progettato, è al limite di sopportazione ed è diventato un luogo di violenza, deprivazione, sofferenza e disperazione [3]. In aggiunta a ciò, vi è una seria mancanza di misure igieniche e un’insufficiente rubinetteria con acqua corrente e sapone, rendendo le misure di distanziamento sociale e WASH (Water, Sanitation and Hygiene, ovvero Acqua, Sanificazione e Igiene) raccomandate dalla WHO difficili da rispettare [5].

Benché siano stati riportati dei casi positivi tra i cittadini di Lesbo, non sono stati dichiarati casi di COVID-19 nel campo dei rifugiati, e questo potrebbe essere dovuto ad una mancanza di segnalazione e sorveglianza in questi contesti. In ogni caso, se il virus si diffondesse tra i rifugiati, essi si troverebbero ad affrontare un ulteriore grave problema a causa della limitazione dell’accesso a servizi di assistenza sanitaria completa. Gravi mancanze di personale sanitario e di risorse sono state segnalate nel corso degli anni nelle cliniche improvvisate dei campi, con ospedali sovraccarichi impossibilitati a trattare rifugiati con patologie non trasmissibili. Le emergenze sanitarie erano già impegnative prima, sia per i rifugiati che per la situazione nei campi; ora, durante questa pandemia, c’è un chiaro ed imminente pericolo di un numero eccessivo di persone contagiate che non hanno la possibilità di essere trattate adeguatamente o di essere sottoposte alle necessarie misure di quarantena. Ciò renderebbe estremamente difficile contenere un qualsiasi focolaio all’interno di un campo [2][4].

Inoltre, l’isolamento dei campi e la paura della diffusione del virus tra le persone che vivono lì è una situazione di rischio nella quale varie di forme di conflitto e violenza possono facilmente aumentare, aggiungendo ulteriore instabilità e insicurezza.

La sovra menzionata situazione a Moria – che serve come esempio dei campi di rifugiati in tutta Europa – è altamente preoccupante e contraddice fortemente i diritti umani fondamentali, i quali dovrebbero essere universalmente tutelati.

L’IFMSA (International Federation of Medical Students Associations) crede nel diritto degli individui, in particolare dei gruppi sociali vulnerabili, come i rifugiati, affinché possano avere una vita dignitosa nel rispetto della loro umanità e dei loro diritti fondamentali, nonché alla protezione del loro benessere emotivo e sociale.

Per questo motivo, L’IFMSA esorta tutte le parti interessate a rispettare il diritto alla vita e il diritto alla salute dei rifugiati, dei richiedenti asilo e degli apolidi, senza nessuna discriminazione. Sollecitiamo i governi a fornire l’accesso a servizi sanitari completi, che comprendono – senza limitarsi a questo – un accesso sostenibile ed equo alle cure, alle forniture mediche, ai vaccini, ai sistemi diagnostici, e ai servizi di prevenzione e assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva.

I governi devono sviluppare ed implementare strategie specifiche per potenziare le loro capacità di analizzare i rischi, monitorare il deterioramento delle condizioni e rispondere proattivamente alle crisi umanitarie durante la pandemia e non solo. In aggiunta, ogni Paese che ospita richiedenti asilo dovrebbe garantire la loro inclusione e l’allestimento di campi nelle proprie strategie preventive per la pandemia, includendo un sufficiente accesso alle informazioni, igienizzazione e salute, e garantendo un piano di emergenza concreto per proteggere e curare le persone che vi abitano in caso di focolaio.

Infine, esortiamo ad adottare un approccio basato sui diritti fondamentali per affrontare la situazione critica dei rifugiati e il processo di reinserimento, per garantire che i diritti degli individui siano rispettati e che nessuno sia lasciato indietro.

 

Link allo statement in Inglese, sul sito IFMSA

Bibliografia:

  1. Coronavirus outbreak. The UNHCR (April 2020). Accessed online here.
  2. United Nations. (n.d.). Q&A: Access to health services is key to halting COVID-19 and saving refugee lives. Retrieved from https://www.unhcr.org/news/latest/2020/3/5e7dab2c4/qa-access-health-services-key-halting-covid-19-saving-refugee-lives.html 
  3. A Right to Health assessment of the Moria refugee camp on Lesbos Island, Greece. IFHHRO | Medical Human Rights Network (previously known as the International Federation of Health and Human Rights Organisations) (February 2020). Accessed online here.
  4. COVID-19, asylum in the EU, and the great expectations of solidarity. The Andrew and Renata Kaldor Centre for International Refugee Law (April 2020). Accessed online here
  5. WASH (Water, Sanitation & Hygiene) and COVID-19. (n.d.). Retrieved from https://www.worldbank.org/en/topic/water/brief/wash-water-sanitation-hygiene-and-covid-19

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